Zheng Xiaoqiong e la poesia industriale

Corpi d’acciaio ed alienazione

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Il movimento Dagong: la disillusione della modernità

La storia ci ha ripetutamente dimostrato come animi sensibili siano riusciti, in determinati e tumultuosi attimi di svolta, a trasformare in inchiostro esperienze di vita personali. La scrittura, con la sua funzione catartica, è quindi anche rifugio, riparo dalle escandescenze del mondo. Dal singolo però, si traggono elementi comuni che sono il riflesso di una collettività, o meglio di una generazione. Le speranze disattese, l’ingorda industria, la modernità inaspettata e irruenta come un fulmine colpiscono e destabilizzano i giovani operai cinesi alla ricerca di un posto in questa nuova realtà. 

In questa finestra appare una categoria sociale, ovvero i nonmingong 农民工, noti anche come lavoratori migranti o dagongren 打工人. Si tratta di operai che dalle campagne e dalle città minori della Cina si trasferiscono nei grandi agglomerati metropolitani per trovare lavoro all’interno di fabbriche. A partire dagli anni ‘80 e ‘90, cinque Zone Economiche Speciali (ZES) concentrate nelle province del Guandong e del Fujian vengono aperte al commercio e agli investimenti esteri. Innumerevoli aziende manifatturiere necessitano di manodopera ed è così che milioni di contadini provenienti dai territori interni si precipitano su Shenzhen, Dongguan, Guangzhou e Shantou (Perinot, 2014). La metamorfosi industriale della Cina è ormai iniziata. Molti giovani migrano verso le grandi città e le loro fragili promesse. Sulle spalle uno zaino colmo di speranze, paure, buona volontà. Tuttavia, non appena arrivati dai loro villaggi, senza un’entrata fissa e regolare, sono costretti a vivere nei lanweilou 烂尾楼 (edifici mai terminati), trattati come cittadini di serie B. Lo sfruttamento sistematico di operai e operaie è inasprito dal hukou 户口, un sistema di certificazione di residenza della Repubblica Popolare Cinese (RPC) istituito in epoca maoista per controllare gli spostamenti della popolazione. I diritti dei cittadini variano a seconda dell’area geografica, poiché le iniziative per il benessere e l’assistenza sociale sono finanziate a livello locale (Alonghi, 2017). Migrando dal loro luogo di nascita alle grandi città industriali, operai ed operaie perdono di conseguenza questi diritti. Si trasformano in cittadini invisibili, alienati, distanti dalla persona che pensavano di poter diventare. Partecipano alla costruzione della città, ma non ne fanno veramente parte. 

E così, sotto il martellante suono dell’acciaio, la disillusione di questa generazione trova la sua forma espressiva nella scrittura, dando vita alla letteratura Dagong 打工. Nel 1989 a Bao An 宝安 viene fondata la prima rivista dedicata alla letteratura Dagong: Dapeng Wan 大鹏湾, anche chiamata dai lettori “Il giardino dello spirito” (Jingshen Huayuan 精神花园).

La poesia Dagong si riferisce a componimenti scritti da operai e operaie migranti, solitamente con un’istruzione di tipo tecnico-specialistico di livello medio-alto, contrariamente agli altri membri della loro comunità. Lavorano in fabbrica saltuariamente, con retribuzioni precarie ed una quotidianità scandita da stancanti turni di lavoro. Nei loro componimenti, la rappresentazione della vita in fabbrica è un intreccio di carne, sudore, ossa e ferro. Attraverso l’esperienza corporea, questi poeti e poetesse si distaccano dall’astrattismo, descrivendo vividamente il dolore e la tristezza degli aspetti concreti della vita. Il coro martellante delle lastre di metallo echeggia nei versi di queste poesie, dove il grande paradosso della prosperità economica cela sotto la superficie la salute sacrificata dei giovani. 

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Una risposta femminista all’ Antropocene: Zheng Xiaoqiong tra corporeità, macchina e natura

Zheng Xiaoqiong 郑小琼 è forse una delle poetesse Dagong più influenti in Cina. Nata nel 1980 in Sichuan, realizza il suo sogno e diventa infermiera dopo gli studi alla facoltà di Medicina di Nanchang. Tuttavia, lo stipendio percepito non è sufficiente per saldare i debiti di famiglia e decide quindi di trasferirsi in un’area manifatturiera nella provincia del Guandong. Molte delle sue poesie hanno come sfondo la fabbrica di metalli di Huangma Ling. Le condizioni precarie, i turni massacranti, l’indebolimento fisico e psicologico diventano la sua quotidianità. L’unico conforto all’interno di questa realtà fredda e metallica sono le sue colleghe, con le quali è legata dallo stesso destino. I suoi componimenti sono infatti versi di sorellanza, di affetto verso le sue compagne, ma sono sono anche grida, di rabbia e sconforto verso le ingiustizie della fabbrica. 

Nella collezione A needle hole through the constellations (2019), Zheng Xiaoqiong documenta attraverso un linguaggio vivido e concreto lo smembramento dei corpi delle operaie. Il corpo femminile viene piegato, curvato, sollevato, trasportato, levigato. E’ un corpo svuotato dalla carne e dalle ossa, è ormai acciaio, specchio del prodotto appena confezionato. 

[...]
within the interweaving of sound and light
she is turned, ground, lifted, milled by life…
she cannot refuse these enormous forces that heatand forge
at last, she sees herself branded by the burning hotsteel plate:
Passed inspection!
— Iron Tools 鐵具

L’ambiente industriale si è infiltrato nei corpi e nelle menti delle operaie, modificando la percezione di sè stesse e le loro aspettative future. Il ferro e l’acciaio diventano simbolo della vita della lavoratrice migrante e ricoprono con il loro grigiore i fili d’erba di una speranza ormai disillusa.

L’esperienza traumatica delle operaie ed operai migranti è intensificata dalla nostalgia verso il mancato contatto con la natura e il villaggio natio. La poesia diventa una critica ecologica nei confronti della società del consumo e dell’automatismo (Gong, 2018). La violazione e l’abuso dell’uomo verso le risorse naturali della Terra è parallelo al trauma fisico e psicologico delle compagne. Come gli alberi di litchi vengono sradicati per dare spazio allo sviluppo industriale, anche le operaie perdono le loro radici e la loro identità. La distruzione massiccia della natura è allo stesso tempo simbolo dell'alienante sistema sociale. I dagongmei diventano l'impersonificazione di una prospettiva ecofemminista il cui obiettivo è quello di contrastare questa aggressione maschile, trovando una cura contro lo strumentalismo e il capitalismo globale. 

I settle my body and soul in this small town
its lychee trees, lanes, assembly lines and one tiny station
[...]
my lover, voice, smell, life
are here away from home, beneath its dim streetlamps
I dash around, I’m soaked in rain and sweat, panting-
I arrange my life on plastic products, screws, nails
on a tiny employee ID … my entire life 
— Huangmaling Mountains 黃麻嶺


Tuttavia, Zheng rimane consapevole di come la trasformazione dell'eco-spazio sia irreversibile. Il ripristino del paesaggio naturale, così come la rimarginazione delle ferite nei corpi delle lavoratrici, è utopia. Mentre per alcuni "l'Antropocene" rimane un concetto instabile, i fatti reali che hanno ispirato gli studiosi a pronunciare una nuova era geologica sono molto più difficili da contestare. L'attività umana ha causato l'aumento di plastica e sostanze chimiche presenti nelle acque e nei suoli, ha spinto molte specie verso l'orlo dell'estinzione ed incrementato il livello di anidride carbonica nell'atmosfera. Il destino delle piante è parallelo a quello delle operaie e degli operai migranti, afflitti dalla nostalgia nei confronti di una casa pastorale a cui non è possibile far ritorno. 

Zheng Xiaoqiong non solo trasforma la sua poesia in una testimonianza collettiva sulla modernità e sulla globalizzazione, ma in un manifesto ecologico e femminista riguardante l’incessante sfruttamento compiuto dall’uomo verso la natura e l’essere umano stesso. Le storie e le esperienze dei corpi rappresentati all’interno dei componimenti costituiscono una chiave di lettura per la condizione operaia della Cina di oggi. La moltitudine di voci sottolinea l’importanza della solidarietà in una società in cui il mito dell’individuo ha preso il sopravvento, lasciando l’essere umano disconnesso e rinchiuso all’interno delle mura dell’individualismo e dell’egoismo.  

Parrot on the Lychee tree

Feng Chaoran (1882-1954)

BIBLIOGRAFIA

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Z. Z. Wei