Crescita Selvaggia

In questo incontro del nostro club del libro, tenutosi il 28 febbraio, abbiamo discusso del romanzo Crescita Selvaggia, dell’autrice cinese Sheng Keyi (originariamente censurato nella Repubblica Popolare Cinese a causa dei temi trattati), tradotto in italiano da Federico Picerni (traduzione a nostro avviso superba, ci ha permesso di apprezzare la brillantezza della scrittura dell’autrice e le sue descrizioni rapide e ficcanti).

Classe 1973, Seng Keyi è una delle autrici cinesi contemporanee più popolari, tratta temi quali la questione femminile, disuguaglianze, migrazione e lavoro; autrice di opere quali Northern Girls (2004) e Fuga di morte (2019, libro non pubblicato in patria, ma in Australia per la prima volta) ricorda Mo Yan per il linguaggio crudo e quasi violento, lo spirito irriverente, il sarcasmo.

“Ho aperto la porta della mia memoria interiore per raccontare come una famiglia normale, o degli individui, siano stati schiacciati senza pietà dal tritacarne del sistema”.

E' la Crescita Selvaggia di una mela che cade da un albero, lontano ma non troppo, che marcisce e genera nuova vita; l’albero è lo stato, che affonda le sue radici in un sistema molto più grande, di stampo capitalista; i frutti sono i suoi figli, costretti a staccarsi dall’albero, abbandonati e lasciati soli nel mondo.

The plot

Il romanzo affronta in modo ironico e drammatico le vicende delle diverse generazioni della famiglia Li; il format è quello di capitoli brevi, ciascuno dei quali intitolato con il nome del personaggio della famiglia preso in causa nello stesso capitolo. Su di uno sfondo storico di un paese dei tempi moderni, viene dipanata l'epopea della famiglia Li, nella quale a scuotere le montagne sono le donne: sono loro le vere protagoniste del racconto, gestiscono e allontanano uomini irosi, violenti, ottusi, presuntuosi e incapaci.

La storia va avanti e il sistema cambia, ma gli uomini del racconto schiacciano e sopprimono le vite femminili, eccezion fatta per il fratello, più timido e quieto, vittima anch’egli delle disgrazie della vita:

“la loro compassione ricordava a mio fratello che la sua vita era stata scritta con una calligrafia storta e che il suo fato era difettoso. Lui cercava di dimenticare il passato, ma loro non glielo permettevano”

Anche i personaggi femminili sono a loro volta vittime della mentalità misogina e patriarcale tramandata di generazione in generazione. Spicca per particolare intraprendenza e rivendicazione di uguaglianza Xiao Shuquin, moglie del suddetto fratello:

“Xiao Shuquin sapeva benissimo che per mio padre le donne erano inferiori agli uomini, così facendo voleva scuotere la montagna per destare le tigri, cioè protestare contro le ingiustizie ai danni delle donne della nostra famiglia Li”

Chuntian, figlia maggiore della famiglia Li, fortemente e costantemente criticata dal padre quando vivevano insieme, sembra non opporre resistenza alle pressioni familiari, e anzi dimostra di saper lavorare nei campi quasi instancabilmente; fa notare al padre la sua assenza dal momento in cui lascia la sua casa per andare a vivere con Liu Zhima. Anche nella quotidianità col marito emerge la sua indole mansueta, forgiata nella casa da cui proveniva; per descrivere i tentativi di renderla più ubbidiente viene usata l’espressione “levigare la giada”, un materiale notoriamente difficile da levigare ma prezioso.

Il nonno, capostipite e patriarca della famiglia Li, è testardo e orgoglioso e fa spesso affidamento, incondizionato e non spesso ricambiato, sulla propria prole, soprattutto con l’avanzamento dell’età e la perdita di lucidità, motivi per cui traspare talvolta un’immagine più infantile della sua persona.

Filo conduttore del romanzo è la contrapposizione tra città e campagna; sebbene ci sia da parte dei protagonisti stessi la tendenza a vedere più di buon occhio la città, entrambe le fazioni sono ugualmente portatrici di sfide e opportunità.

Nei temi del cruento e della saga familiare, abbiamo rivisto la scrittura di Mo Yan, con la differenza che quest’ultimo inserisce talvolta elementi positivi e narrativamente catartici.

Ciò che abbiamo provato attraverso la lettura di questo romanzo è un forte senso di soffocamento, dovuto al ritmico susseguirsi di disgrazie e sentimenti negativi, malattie, ingiustizie, povertà e morte; è assente un qualsivoglia risvolto positivo; la scrittura del romanzo risulta tuttavia perfettamente scorrevole, seppur sia esso colmo di sofferenza. L’intento dell’autrice sarebbe quello di conferire un’opinione positiva alla vicenda: le donne di fatto reggono le redini e le trame della famiglia e cercano di farla crescere. Ha raggiunto il suo scopo? Personalmente ritengo che lasci il lettore con l’amaro in bocca: sconsigliato ai deboli di cuore.

Avanti
Avanti

L’Accusa