L’Accusa

Nell’incontro del 30 novembre il nostro club del libro ha discusso de L’accusa di Bandi.

Il libro, composto da diversi racconti autoconclusivi, formula una vera e propria accusa nei confronti del regime totalitario di stampo marxista vigente nella Corea del Nord degli anni ’90, periodo di ambientazione dei racconti. I personaggi sono comuni cittadini nordcoreani, più o meno inseriti nel contesto della vita comunitaria tipica del regime.

Attraverso il prologo, bellissimo e struggente, si può comprendere il calibro della narrazione e delle tematiche adottate da Bandi. Tra i vari racconti è possibile notare un filo conduttore, una sorta di mano che ci guida attraverso la lettura permettendoci di comprendere meglio un modo di vivere che può apparirci lontano, dandoci informazioni e spiegazioni su unità di misura, organizzazione burocratica e gerarchica, divisione in classi sociali e tanto altro.

All’interno del primo racconto, L’Olmo prezioso, abbiamo osservato che il tema centrale è quello della morte che sopraggiunge al termine di una vita disillusa. Il protagonista rinuncia alle speranze che nutriva nei confronti dell’albero, e di conseguenza del Partito, e antepone i propri bisogni a quelli del regime rendendosi conto che le continue promesse di quest’ultimo sono in realtà vane. L’uomo viene inizialmente ritenuto pazzo ma andando avanti con la lettura è possibile comprendere le motivazioni delle sue azioni. Ciò che l’albero realmente rappresentava era un futuro migliore, la fiducia nel Partito, l’affetto per i propri compagni, ma nel momento in cui l’anziano uomo si ritrova all’interno di una casa fredda, costretto a bere per riscaldarsi e farsi forza, casa da cui sua moglie deve allontanarsi per andare a cercare legna da ardere, comprende l’impossibilità di realizzazione delle sue speranze e il tradimento del regime nei confronti dei suoi cittadini.

Nel secondo racconto, La città degli spettri, abbiamo notato in modo evidente l’impatto della stigmatizzazione sulle famiglie: essa non si riversa soltanto sull’individuo ritenuto colpevole (che sia realmente colpevole o meno poi è spesso opinabile) ma sull’intera famiglia, presente e futura, di generazione in generazione. Persino un bambino, comunemente simbolo di innocenza, se spaventato dai ritratti di Marx e Kim Il-sung, può essere ritenuto colpevole di mettere a rischio l’Ideologia e per questo allontanato con la sua famiglia. Altro tema di cui abbiamo potuto discutere attraverso questo racconto è la paura delle ripercussioni, che più di ogni altra motivazione spinge le persone ad agire. Ogni decisione del Partito ha una qualche influenza sulle masse.

Il racconto Pandemonio ci è parso completamente dominato dal caos, con una descrizione minuziosa e scenografica che non abbiamo fatto fatica a rendere in immagini. Un elemento su cui ci siamo particolarmente concentrati è la percezione del Grande Leader da parte della popolazione, si può dire costituisca una vera e propria figura mitologica che incute un timore reverenziale. Gran parte della “ammirazione” nei confronti del Grande Leader ha origine nella paura di ripercussioni future.

Nel racconto Fungo rosso siamo stati particolarmente colpiti dall’accusa direttamente rivolta all’Europa, colpevole di aver diffuso lo “spettro rosso” sul suolo coreano, causando col suo veleno disgrazie e sofferenze e innumerevoli vittime, con una sorta di ammonizione e preoccupazione per quelle che ancora arriveranno nella Corea del Nord e nel mondo intero.

Ne La scena la sofferenza, la rabbia, la frustrazione, l’ingiustizia, sono espressi ed esercitati attivamente attraverso l’ironia e la satira, cui obiettivo ultimo è scappare dalla realtà in seguito all’amara realizzazione di dover fingere per poter continuare a sopportare tali condizioni.

Abbiamo potuto dividere i personaggi a grandi linee in due categorie: coloro che nutrono un sincero affetto e senso di appartenenza nei confronti del regime e del Partito, e coloro che hanno visto la disillusione delle proprie speranze, diventando ciò che il regime considera “antirivoluzionari”.

Abbiamo affrontato il tema dell’affetto all’interno nelle coppie; è stata percepita un’ambivalenza di valori: affetto sincero o indottrinamento e imposizione? Le coppie dei racconti, infatti, appaiono molto affiatate e legate, sempre pronte e fornire una parola di conforto l’uno con l’altro e persino a sacrificarsi per l’altra persona, sia che si parli di tempo, sia che si parli di beni materiali o di prima necessità come il cibo. Ma questo affetto che ci fa percepire la coppia come un’unità indivisibile, forte della propria unione, è alimentato da un sincero sentimento di amore? O si tratta invece di un indottrinamento, un’imposizione dall’alto, che segue in modo diligente i caratteristici ruoli sociali che spettano ad ognuno all’interno della vita nella società nordcoreana? Una moglie che sacrifica la sua colazione per poter sopperire alla scarsità di cibo per il pranzo di suo marito è una donna sinceramente amorevole o solamente una brava moglie nordcoreana perfettamente adempiente al ruolo che la società le impone?

Per concludere, è stata sollevata una importantissima questione: Bandi esiste realmente? Si tratta davvero di uno scrittore nordcoreano che tuttora vive in Corea del Nord, o si tratta piuttosto di un gruppo di scrittori, magari sì nordcoreani ma che hanno abbandonato la loro madrepatria, che denunciano ora le condizioni critiche di vita nel paese natio sfruttando il personaggio di Bandi per smuovere le coscienze in modo più incisivo? Sono diversi, infatti, i dubbi che sorgono ammettendo che Bandi esista davvero: come hanno fatto tutte quelle pagine ad essere portate fuori dal paese? Come ha fatto l’autore a passare inosservato nonostante faccia parte del Comitato centrale della Federazione degli autori del Joseon, l’organizzazione ufficiale degli scrittori di regime?

Che Bandi esista davvero o meno, la sua accusa ci è giunta forte e chiara.

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