Cina: nuovo eldorado delle migrazioni

‘migrazione significa vita e progresso, una popolazione sedentaria è destinata allo stagnamento’

-Ernst Georg Ravenstein

Nel 1881 il cartografo e geografo inglese Ernst Georg Ravenstein, studiando i flussi migratori del Regno Unito disse che ‘migrazione significa vita e progresso, una popolazione sedentaria è destinata allo stagnamento’. Tuttavia oggigiorno quando si pensa alla parola ‘migrare’ non sono certamente immagini di vita e progresso le prime che ci appaiono nella mente.
Chiedendo tra i miei compagni di università a che cosa associassero i flussi migratori, c’è chi mi ha risposto ‘le immagini del telegiornale dei barconi nel Mar Mediterraneo’, chi ‘qualcuno che cammina o nuota allo stremo delle proprie forze’ ed ancora ‘i barconi che dal nord Africa cercano di raggiungere Lampedusa’.
Eppure tutta la storia dell’umanità è costellata di spostamenti di piccoli gruppi di persone o di intere popolazioni da un continente all’altro e le motivazioni dietro ad ogni migrazione sono numerose: non c’è solo chi scappa dalla guerra o dalle persecuzioni, ma anche chi si sposta per cercare lavoro, chi per studiare o chi cerca di ricongiungersi con la propria famiglia.

Negli ultimi decenni è andato sempre più ad affermarsi il luogo comune secondo cui il Mar Mediterraneo sia al centro delle tratte migratorie. Tuttavia nell’aprile del 2020, quando ognuno di noi cercava di conciliare la propria vita con le restrizioni causate dalla pandemia di COVID-19, divenne tragicamente famosa sui social media la comunità africana che risiede a Guangzhou [1]. Questa è la terza città più grande della Cina e all’inizio dello scorso aprile divennero virali le immagini dei migranti africani sfrattati dai loro appartamenti nel cuore della notte e forzati alla quarantena per impedire di diffondere il virus. La mia attenzione non si vuole però focalizzare sugli episodi di razzismo che la comunità africana vive in Cina, quanto sulle origini di questo gruppo, sulle loro attività lavorative e sulla loro difficile integrazione all’interno della società cinese.

Sono numerose le tratte migratorie che nel corso dei secoli sono state tracciate lungo il continente africano: dalle tribù nomadi che vagavano per il deserto, all’instaurarsi dei grandi imperi come quello ottomano o mamelucco che ebbero come conseguenza lo spostamento di popolazioni ed etnie nei territori conquistati, fino ad arrivare ai pellegrini musulmani che viaggiano in direzione di Mecca e Medina.
Con la fine del colonialismo nel XX secolo, si registrarono due principali tendenze migratorie in Africa: da un lato coloro che si spostarono dalle campagne verso le città e dall’altro quelli che migravano verso l’Europa e il Medio Oriente. A partire dagli anni ’80 e ’90 però, sempre più africani cominciarono ad essere attratti dalle economie in rapida crescita, come quella russa, turca, giapponese ed indiana; in particolare l’emergere della Cina come superpotenza economica e la relativa facilità di ottenere visti temporanei la rese una delle destinazioni più ambite dai migranti africani.

La città che accoglie la più grande comunità africana in Cina oggi è Guangzhou, situata a sud-est. Questa è anche conosciuta con il soprannome di ‘Città di cioccolato’ o ‘Little Africa’[2]. Gli africani che abitano qui sono più di 100.000 e provengono perlopiù dalla Nigeria, Ghana, Guinea e Mali. La prima ondata di migranti arrivò nei primi anni 2000 ed era costituita da studenti, commercianti ed artisti di strada. Successivamente cominciarono a migrare sempre più cuochi e parrucchieri, rendendo le strade di Guangzhou costellate di barbieri e ristoranti specializzati in cucina africana

Figura 1. Guangzhou, Cina.

La comunità africana di Guangzhou costituisce oggigiorno un’interessante combinazione di fenomeni linguistici, portando dunque anche ad un affascinante incontro di civiltà. L’inglese, il francese e il cinese rimangono le lingue franche, ma all’interno della comunità africana gli idiomi più parlati sono igbo, bambara, lingala, twi e swahili.
Molti africani a Guangzhou spesso scherzano sul fatto che, anche se non parlano cinese, non hanno problemi di comunicazione quando commerciano con i cinesi perché possono esprimersi attraverso la gestualità o utilizzando delle calcolatrici. In genere quando un africano vuole comprare qualcosa, indica la merce e chiede il prezzo attraverso una combinazione di gesti e di frasi basilari in inglese o francese. Il venditore cinese risponde digitando il prezzo su una calcolatrice e lo mostra all’africano, che risponde con una scossa della testa, di solito in disaccordo. L'acquirente africano scrive quindi un altro prezzo sul calcolatore e lo mostra al commerciante. Il cinese risponde a questa offerta con gesti accompagnati da frasi cinesi basilari. Questo processo continua fino a quando l'acquirente e il venditore non concordano e l'accordo di vendita viene chiuso.

Figura 2.

Due negozianti di Guangzhou.

A livello sociale, non si è ancora registrata una vera e propria integrazione tra la comunità africana e quella cinese. Questo lo si può notare innanzitutto a livello gastronomico. A seguito di una ricerca sul campo è stato infatti registrato che solo il 21% della popolazione africana a Guangzhou consuma abitualmente cibo cinese, il 54% mangia sempre cibo proveniente dal proprio paese di origine e il restante 25% si sazia con alimenti di entrambe le culture.
Ciò nonostante, parte della comunità africana che risiede oggi in Cina è comunque aperta all’assaggio della cucina locale. A Guangzhou stanno inoltre comparendo numerosi ristoranti africani, frequentati anche dagli stessi cinesi.

Figura 3. Cibo di strada africano.

Per esemplificare i rapporti tra il continente africano e la Cina, propongo di seguito l’esperienza di un commerciante africano. Questi iniziò le sue attività nel 2000, comprando indumenti e altri beni a Guangzhou, rivendendoli a prezzi più alti in Mali. Questa modalità è tipica tra i commercianti africani che cercano di avviare una propria attività. Dopo aver accumulato più capitale e familiarizzato con Guangzhou, si trasferì definitivamente nella città cinese ed avviò da lì una propria attività redditizia. Come commerciante riceve prima gli ordini e il denaro dall’Africa, quindi acquista e spedisce le merci ai suoi clienti, che vivono in Congo, Zambia, Costa d'Avorio, Benin e, naturalmente, Mali. Grazie a questa sua attività, i commercianti che lavorano in Africa non hanno bisogno di venire a Guangzhou di persona per acquistare prodotti ma, nonostante questo, molti uomini d'affari africani scelgono comunque di venire a esplorare più opportunità di business e di selezionare i beni.
Per il commerciante maliano la vita a Guangzhou non è difficile e non è troppo diversa da quella nel suo paese d’origine. Tuttavia, la comunicazione è sempre stata un problema per lui; questo principalmente perché non molte persone a Guangzhou parlano inglese. Come molti uomini d’affari africani, anche lui si lamenta dei problemi legati al visto, come l’inasprimento delle restrizioni in seguito alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Tutto ciò influisce notevolmente sulle loro attività commerciali.

Africa e Cina hanno contatti da più di mille anni. A partire dalla dinastia Tang (618 d.C. - 907 d.C.) esistono prove documentate di scambi commerciali che mostrano un effettivo legame tra queste due aree del mondo. Questa relazione si è evoluta nel corso dei secoli e ha portato a una migrazione di africani in Cina per studiare, commerciare e agire come diplomatici. Nel 2014 fu stimato che in Cina fossero presenti 500.000 africani, afrocaraibici e afroamericani, giunti principalmente per motivi educativi o per motivi diplomatici. Purtroppo l’integrazione per la comunità africana in Cina è molto complicata, in quanto i suoi membri vengono visti come una minaccia alla pace e alla coesione sociale e vengono spesso associati ad attività criminali, come spaccio di droga e abusi sessuali.

Figura 4. Commercianti in viaggio.

I maltrattamenti che gli africani vivono a Guangzhou hanno da subito scatenato l’indignazione internazionale e l’immediata reazione da parte dei Paesi africani, molti dei quali hanno chiesto una spiegazione sulla “stigmatizzazione e discriminazione” che si stanno mettendo in atto. Ora la situazione sociale sembra purtroppo essersi aggravata nuovamente a causa della pandemia di COVID-19, ma non ci si deve abbattere.
Infatti a Guangzhou sta nascendo una nuova generazione, pronta alla coesione tra cinesi ed africani e ancora immune dal germe del razzismo. Nella città infatti sempre più bambini di entrambe le etnie frequentano scuole materne ed elementari insieme, imparando la convivenza pacifica.

‘Il razzismo non ha ossigeno tra i bambini’

Note

[1] Guangzhou, 广州, altrimenti conosciuta come Canton. Per comodità nel testo riporteremo la trascrizione corretta dal cinese.

[2] Jin, X., Bolt, G., Hooimeijer, P. (2021). Africans in Guangzhou: Is the ethnic enclave model applicable in the Chinese context?. Cities, 117.

Bibliografia

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Casteles, S., Miller, M. J. (2003). The Age of Migration. International Population Movements in the Modern World. New York : Macmillan (pp. 187-189).

Chambers A., Davies G. (2020). How foreigners, especially black people, became unwelcome in parts of China amid COVID crisis. Abc News. https://abcnews.go.com/International/foreigners-black-people-unwelcome-parts-china-amid-covid/story?id=70182204 (ultimo accesso: 6 gennaio 2022).

Cissé, D. (2013). South-South Migration and Sino-African Small Traders: A Comparative Study of Chinese in Senegal and Africans in China, African Review of Economics and Finance, 5(1).

Jin Xin, Bolt, G., Hooimeijer, P. (2021, ottobre). Africans in Guangzhou: Is the ethnic enclave model applicable in the Chinese context?, Cities, 117.

Kirton, D. (2020). In China's 'Little Africa,' a struggle to get back to business after lockdown. Reuters. https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-china-africans-idUSKBN23X0HO (Ultimo accesso: 5 gennaio 2022).

Lofton, R. (2015, marzo 15). Africans and African Americans in China: a long history, a troubled present, and a promising future?. Black Past. https://www.blackpast.org/global-african-history/africans-and-african-americans-china-long-history-troubled-present-and-promising-future/ (Ultimo accesso: 5 gennaio 2022).

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