Tradurre sfidando le macchine


San Gerolamo scrivente, Caravaggio

L’ultima santa crociata della traduzione, editoriale o scientifica, teme di non superare 3 lustri. I numerosi eroi protagonisti del mestiere temono infatti di perdere il grosso dell’offerta lavorativa nei prossimi 5-15 anni, a causa dell’automazione, della robotica e dell’intelligenza artificiale. Tra le categorie più preoccupanti l’editoria. Del resto i professionisti della traduzione che lavorano in altri settori, soprattutto tecnico-scientifici, si trovano già da alcuni anni a fare sempre più spesso i conti con l’automazione, ricevendo dai clienti testi tradotti precedentemente in forma automatica, su cui viene quindi richiesto non un lavoro di traduzione ex-novo bensì di editing.

Nascono

Come spesso avviene nel caso delle nuove tecnologie, il software che potrebbe in futuro sostituire gli interpreti ha origine dalla ricerca sponsorizzata dal ministero della difesa statunitense [1] e, curiosamente, ricorda il Pesce di Babele, il traduttore universale descritto da Douglas Adams nella sua Guida galattica per autostoppisti. Il suo nome è Bolt – Broad Operational Language Translation – e combina tecnologie di riconoscimento vocale analoghe a Siri della Apple, Home di Google o Echo di Amazon, di comprensione del linguaggio naturale e di traduzione automatica per consentire ai militari americani di condurre conversazioni informali con gli abitanti dei paesi in cui svolgono le loro operazioni, senza bisogno di impararne la lingua, né di ingaggiare mediatori linguistici umani. Il progetto è stato avviato nel 2011 dalla Darpa, Defense Advanced Research Projects ed è stato affidato alla IBM. L’International Business Machine Corporation si è impegnata a consegnare nel 2021 un nuovo sistema di traduzione automatica per ottenere risultati migliori rispetto a quello sviluppato fra il 2005 e il 2010: il TransTac, testato in Iraq e in Afghanistan. Tuttavia il software ha dato risultati insoddisfacenti dal punto di vista comunicativo [2].

Già oggi si può constatare come si inizi a fare a meno, se non dell’interprete stesso, della sua presenza fisica. Un esempio è il software Tywi, il quale riduce i costi del personale consentendo una traduzione simultanea a distanza su piattaforme di videoconferenza come Skype, WebEx o Adobe Connect.

Crescono


Fino all’anno scorso anche i migliori servizi online, primo fra tutti Google Translate, producevano testi non del tutto affidabili. Propongo come esempio l’incipit della Genesi nella versione inglese della Bibbia di Re Giacomo, tradotto in inglese dall’applicazione di AltaVista (il cui nome è Babel Fish), traduzione che Umberto Eco propone all’inizio del suo saggio Dire quasi la stessa cosa (2003, pp. 30-35) per spiegarci come mai il computer non sa tradurre:

In the God, which began, placed the sky and the mass and the mass was without form and emptiness ago; and the darkness was on the face of the deep. And the white spirits of the God shifted on the face of the water. There and the God said, leaving you, to be light: and there was light. And the God saw the light, which, which was good: and the God divided the light of the darkness. And the God designated the slight day and the darkness, which designated it to the night. And afternoon and the morning were the first day and the God said, there let it in the means of the water be firmament, and it left it divides desert from the water. And the God did firmament and divided the water, which firmament under the water was, which were o firmament. And it was like that.”

Una versione aggiornata del frontespizio de La Bibbia di Re Giacomo

Naturalmente negli anni anche l’esperienza dei programmi di traduzione automatica è migliorata, riuscendo ad offrire servizi sempre più puntuali, precisi ed efficienti. Menzioniamo per esempio il programma DeepL [3], al momento uno dei migliori strumenti di traduzione simultanea per molti paesi del mondo.

Sebbene siano stati compiuti grandi passi in avanti, sembra rimanere fondamentale affidarsi a persone umane per testi in cui prevale la funzione espressiva/estetica (letteratura, testi con un alto grado di creatività, discorsi pubblici), in cui è essenziale lo stile personale di un autore, dove predomina la funzione di appello al destinatario (pubblicità, slogan, discorsi), o ancora in qualsiasi testo legato a una particolare sub-cultura, anche linguistica (ad esempio il lessico dell’inglese di Sydney non è lo stesso di quello di Vancouver o Dublino).

La speranza

Il fattore umano è essenziale, nella traduzione come nell’interpretazione e nell’analisi del testo: solo l’intervento di un esperto ci permette di rilevare caratteristiche quali modi di dire, ritmo delle frasi, connotazioni e associazioni di idee, allusioni, scelta di alcune parole piuttosto che di altre per parlare di un certo tema, metafore e riferimenti intertestuali. Tutto ciò compone il sottotesto invisibile e non quantitativamente rilevabile che soggiace a ogni testo originale e rimanda a un particolare modo di pensare e di concettualizzare la realtà, ma anche al mondo esterno, alla cultura materiale. Il linguaggio è una forma di comunicazione umana e come tale è dinamico in quanto incarnato, calato cioè in un corpo fisico che vive in osmosi con il mondo esterno e con le menti di altri.

È proprio su questo processo comunicativo osmotico, sull’interazione e sull’esperienza, che si forma e si espande l’intelligenza umana. La comunicazione incarnata genera quella che in senso lato definiamo conoscenza enciclopedica, che le macchine naturalmente non possiedono.

Come ha scritto in maniera memorabile l’autrice Eva Hoffman nella sua autobiografia di esule polacca in Canada, intitolata Lost in translation (1989):

In order to transport a single word without distortion, one would have to transport the entire language around it. […] In order to translate a language, or a text, without changing its meaning, one would have to transport its audience as well.
— pp.272-273

(Per trasportare una singola parola senza distorsioni, si dovrebbe trasportare l’intera lingua che la circonda […]. Per tradurre una lingua, o un testo, senza cambiarne il significato, si dovrebbero trasportare anche i suoi destinatari)

Terminiamo questa riflessione con un esempio proustiano, tradotto in inglese con il nuovo sistema. La prima frase, tratta da La Prisonnière [4], mostra come Google Neural Machine Translation non colga – e quindi non riproduca – i nessi sintattici non appena l’autore si discosta dalla struttura standard:

Les choses dont on parle le plus souvent en plaisantant sont généralement celles qui ennuient, mais dont on ne veut pas avoir l’air ennuyé.

(Le cose di cui si parla più spesso scherzando sono di solito quelle che annoiano, ma da cui non si vuole mostrare d’essere annoiati): “The things most often talked about joking are usually those that bore, but you do not want to look bored.” (joking dovrebbe figurare in forma avverbiale, jokingly, mentre dopo “bored” manca la preposizione “about”)

Ci sarà il giorno in cui le macchine soppianteranno completamente il nostro lavoro. Ma non è questo il giorno!


Con queste premesse vorrei introdurre una serie di interviste ai protagonisti della traduzione che, per ingenuità, passione o eroismo, hanno voluto intraprendere questo irto cammino. La prima intervistata è la dottoressa Martina Codeluppi, insegnante presso l’Università degli studi dell’Insumbria, la quale tra le numerose pubblicazioni, ha curato integralmente la traduzione de Cene per uno davanti ai fiori di Wang Shuqi, edito in Italia da Edizioni Clichy.

Un frammento di vita contemporanea della gioventù femminile in Cina, in sospensione fra liberazione intellettuale (la nuova «febbre intellettuale»), liberazione sessuale di genere, aspettazione di una società più isotropa, senza confini geografici. Un commovente racconto di cento pagine che si consuma davanti a un computer. L’esperienza della protagonista (e forse del lettore) è quella del v-logger: un «video-blog» che altro non è che un sito che raccoglie filmati sugli argomenti più disparati. In sostanza, un «video-diario». E questo video-diario consente di interloquire con tanti altri vlogger, in uno scambio reciproco che spesso, appunto, finisce per toccare – com’è nel caso di Tang Xiaotang (la protagonista) – sentimenti, desideri, aspettazioni, illusioni, ostentando al momento giusto la propria sessualità. Una sorta di «rilettura» del Voyage autour de ma chambre [5] di Xavier de Maistre, visto che entrambi ci narrano di «viaggiatori sedentari». Tang Xiaotang sembra rappresentare la tipologia della giovane cinese contemporanea, in trepida aspettazione del futuro, attenta a costruirsi followers, possibilmente ricchi (ma comunque di rango sociale superiore al suo), possibilmente belli e innamorati. Così, nel suo chattare quotidiano si affacciano re e principi azzurri che la guardano, l’ammirano, le offrono rose blu (di mistero) e rosse (di passione). La sua web-cam propone la giovane Tang sempre a tavola, a mangiare; una giovane Tang che si muove instancabilmente, si china, così da far indovinare i suoi seni e stuzzicare gl’interlocutori. Insomma, l’universale gioco dell’amore e della seduzione dei nostri tempi ed il concreto retroscena dei protagonisti.

  • Il titolo è una scelta dell’autrice, allude all’allestimento che la protagonista creava per fare da sfondo ai suoi video.

  • Difficile quantificare il tempo, perché il lavoro all’università è la mia occupazione principale, mentre alla traduzione dedico parte del mio tempo libero. In ogni caso, parliamo di qualche settimana.

  • È stato fondamentale entrare nel mondo di questo tipo di live streaming, capire di quale piattaforma si parlasse nel racconto e provare concretamente a utilizzarla.

  • Il social network cinese a cui si fa riferimento si chiama YY [6], non ho esperienza con altre piattaforme, perciò non saprei dire se è l’equivalente di Twitch.

  • Ovviamente, il fenomeno nasce molto prima del Covid, anche se sicuramente i vari lockdown hanno incoraggiato la condivisione di contenuti social. Ci sono indubbiamente anche aspetti positivi, la questione è molto complessa e richiederebbe un'analisi sociologica che non ho gli strumenti per fare. Dal punto di vista letterario, si può notare che la letteratura sul web in Cina si è sviluppata molto e a grande velocità, quindi è chiaro che l’utilizzo della rete può incoraggiare la condivisione di contenuti creativi che hanno un certo valore. Nel caso del Covid, si può citare, tra tutti i contenuti, il blog della scrittrice Fang Fang, i cui post sul lockdown di Wuhan sono stati poi raccolti in un libro, che è stato in seguito tradotto anche in italiano con il titolo Wuhan: diari da una città chiusa (Rizzoli, 2020, trad. C. Chiappa).

  • Ci siamo soltanto scambiate qualche messaggio su WeChat, perciò non posso dire di conoscerla personalmente. Mi è sembrata comunque molto gentile e interessata alla questione della traduzione delle sue opere in altre lingue.

  • Penso che sia una lettura interessante che offre uno spiraglio sulle dinamiche di una comunità, quella degli pseudo-tiktokers cinesi, che è sconosciuta a molti (sicuramente era sconosciuta a me, prima di leggere questo libro). L’ho trovato piacevole anche nello stile e nel complesso penso che possa incontrare il gusto di un’ampia categoria di lettori.

  • Al momento sto lavorando alla traduzione di due novelle di Shi Yifeng [7], che usciranno per Orientalia.

La sfortuna ha voluto che il nostro incontro non si sia potuto verificare in presenza, quindi lo scambio di parole rimane frammentato, stringato. Ciononostante credo che un’intervista tramite posta elettronica sia perfettamente a tema con il romanzo preso in questione. Ci tengo quindi a ringraziare la Dottoressa Codeluppi per la sua disponibilità.

Fino alla prossima intervista, vi auguro come sempre una buona lettura!

Note

[1] SYSTRAN, fondata da Peter Toma nel 1968. Fornisce ad esempio la tecnologia per il servizio Yahoo! Babel Fish e ad altri. È stato usato dagli Strumenti per le traduzioni di Google fino a circa il 2007 ed è utilizzato dal widget di traduzione di Dashboard di macOS.
[2] Per un interessante articolo sul caso, rimando a: Articolo
[3] DeepL SE fondata da Jaroslaw Kutylowski nel 2017.
[4] La Prisonnière è il quinto volume di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, pubblicato postumo nel 1923.
[5] Viaggio intorno alla mia camera: un monologo romanzato tra l’autore e l’altro sé, interamente ambientato in una stanza di prigione.
[6] YY è un importante social network cinese basato sui video in live streaming. Ha oltre 300 milioni di utenti. Dispone di una moneta virtuale che gli utenti guadagnano attraverso attività come il karaoke o la creazione di video tutorial e che viene successivamente convertita in denaro reale.
[7] Autore ancora sconosciuto in Italia, oltre ad aver prodotto numerose opere letterarie – tra cui il romanzo 我在路上的时候最爱你 , letteralmente Ti amo di più quando sono in strada – lavora come editor presso il Dangdai Magazine.


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